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Lunedì 26 Aprile 2021, ore 15.00 (in modalità a distanza)

Salomone proclama la teologia della resurrezione della carne. Salita al cielo di Marte; Paradiso, canto XIV

prof.a Albertina Cortese

È il Canto di Salomone, dove il saggio re, su richiesta di Beatrice, spiega a Dante il quesito del rapporto luce-materia, quando dopo la Resurrezione della carne le anime avvolte di luce si ricongiugeranno ai corpi.
Dante prima di entrare nel grande discorso teologico indugia ancora sul contesto scenografico del Cielo del Sole: le due corone di luci stellari cantano e danzano con l'armonia del contrappunto e per tre volte inneggiano alla Trinità.
Quando Salomone inizia a parlare è umile, simile forse all'arcangelo Gabriele quando a Maria annunciò replique montre l'incarnazione di Gesù. Egli afferma in modo perentorio che la luce abbagliante (la veste di luce) che riveste nei Cieli le anime beate durerà eternamente perché conseguente all'ardore, al grado di visione divina raggiunto, alla Grazia che le viene donata. Infatti la persona umana sarà completa solo dopo la Resurrezione, quando il corpo si riunirà alla sua anima eternamente splendente e tutti i risorti potranno "sopportare" il fulgore della luce perché la vista umana sarà resa molto più potente.
Il v. 66 termina la sosta nel Cielo del Sole mentre appare una terza corona di luci a circondare le prime due. La visione beatifica fa quasi svenire Dante che, rianimato da Beatrice, viene traslato nel Cielo di Marte. Qui una nuova visione viene rappresentata da una croce percorsa da luci sfolgoranti che nel loro abbagliante percorso lungo i bracci della croce fanno "lampeggiare" Cristo. Tale percorso di luce dinamica provoca anche una melodia suprema dentro la quale si possono percepire solo le parole "resurgi" e "vinci", che sono quindi riferite al Risorto. È tanto straordinario il piacere da cui è investito il Poeta che quasi dimentica gli occhi belli di Beatrice. 



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