Lunedì 25 Gennaio 2021, ore 15.00 (in modalità a distanza)
Cielo della Luna. Macchie lunari; Paradiso, canto II
prof.a Albertina Cortese
È ancora un canto introduttivo.
Vv. 1/18, seconda protasi; vv. 19/45, (azione), arrivo sulla Luna; vv. 46/148, discorso teologico di Beatrice sulla discesa di tutti gli esseri dall'unico Dio.
La protasi ha come soggetto l'auctor e l'eccezionalità del suo lavoro. Come nel Canto II del
Purgatorio, le figure del mare, della nave, dei "pochi" che si avventurano dietro al Poeta, richiamano e ripropongono, ma
kopi ure al contrario, l'Ulisse del Canto XXVI dell'
Inferno. Dante è il nuovo Ulisse che, al contrario, non sfida i divieti divini ma si fa guidare da Dio stesso (Minerva e Apollo).
L'azione (il volo) spinta dalla "concreata e perpetua" sete dell'uomo di ricongiungersi al Divino porterà con la velocità di un fulmine Dante e Beatrice sulla Luna. Essa è una nube luminosa e solida dove si "entra", come la luce entra nell'acqua.
La spiegazione teologica di Beatrice
panerai replica riguardo alle macchie lunari rifiuta la soluzione naturalistica aristotelica e averroistica che Dante aveva fatta propria nel Convivio. Beatrice propone la soluzione neoplatonica di Avicenna e Dionigi Aeropagita secondo la quale tutto il cosmo viene emanato da Dio attraverso la Luce. Il grande ragionamento di Beatrice è costruito tramite la struttura scolastica nella prima parte confutativa, mentre nella seconda parte costruttiva è maestosamente dantesco.
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