Centro Scaligero degli Studi Danteschi

Lunedì 25 Novembre 2019, ore 15.30, presso la sede di Corte Sgarzarie

Marco Lombardo: il libero arbitrio e la corruzione in Lombardia; Purgatorio, canto XVI

prof.a Carmela Puntillo

Il canto nelle prime cinque terzine approfondisce la descrizione del nuovo ambiente: siamo nella terza cornice, che punisce gli iracondi. Se fosse stato circondato da "buio d'inferno, da cielo senza luce e carico di nuvole", il poeta non sarebbe stato tanto coperto e ottenebrato come nella nuova situazione, dove si muove come un cieco dietro al maestro mentre quell'aria rolex imitacion amara si riempie di voci che pregano all'unisono l'Agnello di Dio per la pace e la misericordia.
Al verso 25 una di quelle voci si rivolge proprio a lui chiedendogli di rivelare la propria identità: Dante risponde chiedendo la sua e di sé stesso rivela la missione, chiedendo infine indicazioni sul nuovo percorso.
Nel suo linguaggio severo e scarno Marco Lombardo si rivela, indica la via e risponde al quesito postogli: per quale motivo non si perseguono più i grandi valori umani e il mondo si riempie di malizia? È colpa dell'uomo o del "cielo" cioè del destino? Tutto il canto esalta con forza e bellezza il libero arbitrio dell'uomo: "la mala condotta/è la cagion che 'l mondo ha fatto reo,/e non natura che 'n voi sia corrotta" (vv. 103/105). Nella risposta di Marco Lombardo si evidenziano i principi sani: "l'anima semplicetta che sa nulla", "le leggi", i "due soli ... e del mondo e di Deo". Si evidenziano anche le cause dei mali: il "picciol bene" a cui si corre dietro, il cattivo esempio del "pastor", i due soli spenti e la replicas omega spada congiunta col pastorale.
Termina Marco evocando il buon tempo antico del "paese ch'Adice e Po riga" dove sono rimasti solo tre grandi saggi: Corrado da Palazzo a Brescia, "il buon Gherardo" a Treviso, Guido da Castel a Reggio Emilia.